Appendice: artisti e scrittori dell’isola di Lup

Alvarez del Cerdo, Pedro > Pittore e muralista di origine messicana (Oaxaca 1919), attivo a partire dagli anni ’60 fino alla morte (avvenuta nel 2014)  sulla scena artistica e culturale di Lup [Lup] dove era emigrato, attratto dalla maestà dei Tramonti porporinici [Tramonto porporinico]. Dopo la prima giovinezza a Città del Messico, passata alla scuola dei grandi muralisti, in seguito al suo trasferimento a Lup, l’artista, proprio in virtù della precarietà dei tramonti porporinici, si era avvicinato al movimento  dell’ Iperrealismo Nichilista,  diventandone rapidamente il caposcuola, il teorico più ascoltato, e il rappresentante più acclamato. In nome dell’ annullamento delle frontiere tra arte e vita, tra esistenza e non esistenza , e quindi della necessaria caducità dell’opera, il Maestro sceglieva un edificio destinato alla demolizione  per affrescarlo all’interno e all’esterno con immani pitture murali,  il cui tema era solitamente un tramonto porporinico in tutta la sua magnificenza. Dopo aver terminato il ciclo di pitture, e previamente bruciato  tutti gli schizzi preparatori, i cartoni e perfino i pennelli usati,  l’opera veniva scoperta e presentata al pubblico degli appassionati e dei critici, qualche minuto prima dell’inizio dei lavori di demolizione, in un happening ricco di emozione estetica,  ma in cui era rigorosamente proibito da un’occhiuta vigilanza l’uso di qualsiasi strumento di riproduzione, perché un tramonto porporinico dipinto non deve durare un attimo più di quello vero.  Di tutta l’immensa opera del Maestro, ad eccezione delle opere teoriche e di pochissime e confuse riprese clandestine fatte con il cellulare negli ultimi tempi, non resta che un lucroso commercio di macerie, sovente false.
(Peter Bacon)

Hamoes-Presunto, padre Joao Pedro > Gesuita di origini portoghesi (Oporto 1538 – Lup 1613), letterato e poeta attivo nell’ultimo quarto del XVI secolo presso la corte del Reggente di Lup Astolfo decimoquinto (noto ai più con il soprannome di Quintodecimo a causa della sua predilezione per i simposi ben annaffiati dalle libagioni). Padre H.-P. ricoprì in successione le cariche di Protonotaro, Logoteta del Dromo, poi fino alla sua morte, rettore dell’Università di Lup [Lup], ma la sua fama è dovuta a I Lupìadi, da lui composto tra il 1580 e 1597, dove canta in forma di poema epico, ma con una vena paradossale e ironica che spiazza e confonde i confini tra i generi, le tragicomiche disavventure e le sfortune di tutti quei naviganti ed esploratori, in qualche modo legati fin dall’antichità alla storia dell’Isola di Lup, che volendo oltrepassare le barriere fisiche e mentali che imprigionavano i loro contemporanei, si sono figurati di averle infrante per poi trovarsi punto e da capo o con risultati inattesi o paradossali, a cominciare dal povero Odisseo, con in mano l’ingannatrice Antimappa dei territori sublimi [antimappa dei territori sublimi], che si ritrova a gironzolare per l’eternità tra i labirintici pelaghi del Mare Cuscinetto [ mare Cuscinetto], fino a Colombo che, con il suo abbaglio iniziale per non avere dato retta ad Eratostene, ci costringe ancora a chiamare “indiano” Toro Seduto. Padre H.-P. è considerato anche uno dei precursori della scuola epigrammatica liminale [Epigrammatica Liminale] con la sua produzione minore di brevi componimenti venati di un bonario scetticismo, malgrado l’abito vestito, con cui divertiva la raffinata e cosmopolita corte del Reggente, come quello in cui fa dire ad Eva:

In paradiso al povero serpente
Il tempo non passava, come a me,
così per fare cosa divertente
inventa mela, sesso, e anche il bidè.
O quest’altro sulla ben nota parabola:
Nella cruna dell’ago il cammello
Per entrarci si leva il cappello,
suggerendo con fare educato:
“un’altra volta passiamo di lato?”

(Peter Bacon)