Lup Appendici

Lup (paragrafo aggiuntivo 1) >  In seguito all’uso, invalso nell’isola di Lup di usare le sirene consonanti > [Sirene consonanti] come strumento di allerta pubblico in molteplici situazioni di pericolo,  si pose il problema, a lungo dibattuto nei tavoli tecnico-politici ad esso dedicati,  della necessità di uno slittamento del suono delle suddette sirene da una consonanza  sempre più armonica ma priva di elementi allarmanti a una dissonanza stridente, evocativa, ma dura da sopportare. Il dibattito sul mutevole confine tra consonanza  e dissonanza si è allargato poi ad altri ambiti,  si è intrecciato con il contemporaneo crescere delle proposizioni liminaliste [Liminale, scuola]  e dura tutt’ora tra  musicologi, glottologi ed esperti di emergenze, divisi tra Consonantisti , Neoconsonanti e Fatalisti emergenziali in vario modo a difesa della tradizione millenaria delle sirene consonanti,  e avanguardie dell’elettroshock dissonante, animando la scena politica e culturale internazionale, e di Lup in particolare,  per decenni.  Per fare solo qualche esempio si è passati  dalle dotte conferenze sulla natura intrinsecamente anticipatrice del Quartetto K 465 di Mozart tenute negli anni sessanta dal  musicologo sovietico  P.V. Kolbasov,  al contributo del prof. Ahmed Ibn Sajaq dell’Università Islamica del Cairo pubblicato nel ‘97 sul Corriere di Lup “È il canto del muezzin una Sirena consonante?”, fino ad arrivare allo storico e contestatissimo evento musicale –performance  Sirene silenziose del musicista di scuola liminale John Cage consistente nel far percorrere le trafficate, labirintiche e circonvolute strade di Lup  ad un’ambulanza con gli avvisatori acustici ed ottici spenti, fino alla dichiarazione di morte del paziente trasportato.
(Peter Bacon)

Lup  (paragrafo aggiuntivo 2)Particolare interesse  riveste lo sviluppo della circolazione veicolare nella città di Lup e in generale in tutta l’isola, per illustrarne le caratteristiche  occorre però fare una breve premessa storica: in virtù del suo complesso divenire  nelle varie epoche si è passati infatti da una primitiva  topografia labirintica, dovuta alla sua origine di colonia (Loupònidion) fondata da greci originari di Creta,  ad una razionalizzazione quadrangolare legata all’intervento di agrimensori ed architetti imperiali in età antica e tardo-antica (di particolare interesse il foro progettato ed in parte realizzato da Apollodoro di Damasco , 2° secolo d.C.). Su questo substrato classico si è sovrapposta nei secoli successivi l’opera dei Frati palestrati (ordine monastico fondato da S.Eufronio di Tralle, il cui motto “oro et marlboro” ben sintetizzava il suo carattere fortemente radicato nella glorificazione di Dio attraverso le opere mondane) che edificarono a difesa dell’abitato e dei ricchi monasteri  fuori e dentro la città  una serie interminabile  di fossati concentrici > [Fossati concentrici] che spezzavano il continuum urbano, e finivano per intersecare le precedenti costruzioni , ed intersecarsi tra loro stessi, conferendo alla città un aspetto curvilineo  si, ma pieno di angoli acuti ed ottusi, che ne faceva un intreccio di opere murarie di epoche e stili diversissimi, pieno di passaggi, interruzioni, cesure .  Anche se con il susseguirsi dei secoli molti di questi fossati furono per necessità  in parte colmati, non essendovi spesso al loro interno più spazio per la città,  tuttavia era rimasta una tale abbondanza di  terra di riporto che parte della città trovò posto in gallerie scavate all’interno delle colline da essa formate, su cui successivamente furono scavati altri fossati, con relativa produzione di terra di riporto,  così che la città gradualmente si sviluppò sopra, sotto e dentro  le colline su diversi livelli altimetrici, concentrici od intersecantesi. Su questa già complessa topografia si inserirono gli interventi urbanistici tardo rinascimentali  del pontefice Sisto VI tendenti a collegare, anche solo visivamente, i punti ritenuti di maggior interesse storico e politico della città, che complicarono ulteriormente, chiudendo alcune vie di comunicazione, la percorribilità della città. A questo si pensò di porre rimedio con gli sventramenti ortogonali, susseguitisi  con varie e contrastanti logiche dalla fine del XIX secolo  alla metà del XX , la cui razionalità però venne inficiata dalla necessità di rinchiudere intere zone, e interdirne quindi un facile accesso, all’interno dei circuiti e delle stazioni ferroviarie di nuova costruzione. L’ultimo intervento in ordine di tempo fu la costruzione, nel  tardo XX secolo delle Tangenziali spiraliformi il cui andamento, esemplificato dal nome, tendeva a collegare velocemente i vari livelli altimetrici  della città, snellendo così il traffico, con un occhio al contrasto delle tesi politiche dei Ladri di tempo > [Ladri di tempo]. Disgraziatamente, con la gestione allegra del denaro e dei lavori pubblici che allora imperversava, la costruzione di tangenziali spiraliformi fu  perseguita oltre ogni limite della logica e del buon senso,  generando così un proliferare canceroso di strade tortuose  che finivano per non condurre più in alcun luogo. Fatta questa non breve premessa, si può capire come il problema della viabilità nella città di Lup abbia tolto il sonno ad urbanisti ed amministratori per generazioni. Si è tentato in vari modi di organizzare il traffico pedonale e veicolare definendone ed organizzandone i sensi di marcia > [Senso di marcia], imponendo sensi unici, doppi, alternati , seminando gli incroci di semafori monocromatici (dotati solo del colore rosso, e quindi costituenti una frontiera invalicabile) o di tutti gli altri tipi, purtroppo senza nessun risultato diverso dalla paralisi progressiva del trasporto di cose e persone. L’ultimo tentativo in ordine di tempo,  messo in atto dagli attuali amministratori , consiste nel perseguire, ispirandosi alle teorie del Moto Perpetuo che infrangono le barriere della fisica classica, care alla casta dei privilegiati, una gestione del traffico “a piccoli cerchi”, che mutua le traiettorie ideali dalla pratica delle piste per l’autoscontro ai luna park. L’idea è che se tutti i pedoni e tutti i veicoli saranno perennemente in moto  (il bilancio energetico positivo è garantito dal Moto Perpetuo) percorrendo piccoli segmenti di cerchio, la somma dei movimenti nell’uno e nell’altro verso sarà pari a zero e  quindi il traffico sparirà autoregolandosi plebiscitariamente.

(Peter Bacon)